Rifiuti con codice CER a specchio: risponde l’Europa
L’Unione Europea è stata chiamata in causa dalla Corte di Cassazione italiana, nell’ambito di un’indagine penale su un sospetto traffico illecito di rifiuti.
In particolare, il Gip di Roma aveva disposto il sequestro di alcune discariche e, tra gli altri reati, il magistrato aveva anche contestato agli indagati la classificazione e lo smaltimento come non pericolosi di rifiuti contraddistinti dai cosiddetti “codici cer a specchio”.
Inoltre dal 5 luglio 2018, è entrato in vigore il nuovo Regolamento UE 2017/997 che modifica i criteri di classificazione dei rifiuti e l’attribuzione della classe di pericolo HP14 «Ecotossico», rendendoli molto più restrittivi. Consigliamo di leggere il nostro articolo sull’argomento, lo potete consultare qui.
Cosa significa “rifiuti con codice cer a specchio”?
Sono quei rifiuti per i quali il processo di produzione o le caratteristiche intrinseche non consentono l’immediata qualificazione tra i rifiuti pericolosi.
O meglio, possono essere sia pericolosi che non pericolosi, a seconda che le sostanze pericolose contenute raggiungano o meno determinate concentrazioni.
Fino a questo momento, il produttore o il detentore, potevano classificare un rifiuto con codice cer a specchio come pericoloso senza ricorrere all’analisi. Una soluzione che permetteva di cautelarsi preventivamente a prescindere dall’analisi.
Il caso
Come anticipato qualche riga più su, il Gip di Roma aveva disposto il sequestro di alcune discariche in cui alcuni rifiuti con codice cer a specchio erano stati classificati come non pericolosi.
Sequestro momentaneamente sospeso dal Tribunale del riesame, che ha ritenuto non si possa presumere la pericolosità dei rifiuti con codice speculare, se non sacrificando la presunzione d’innocenza.
Il contenzioso è proseguito poi fino alla Cassazione, che ha chiesto alla Corte UE di interpretare il diritto dell’Unione per determinare la metodologia corretta di analisi da applicare ai rifiuti con codice cer a specchio.
Le considerazioni della UE
L’Avv. Generale UE si è dunque espresso in merito al caso italiano su richiesta della Corte di Cassazione.
Riportiamo testualmente i passaggi essenziali: